In questi giorni il governo sta mettendo a punto il cosiddetto "Decreto Rilancio". Si tratta, come ormai noto, di un documento contenente misure atte ad agevolare la ripartenza economica del nostro paese dopo lo stop forzato imposto dalla pandemia. Come di consueto, le voci sui contenuti del provvedimento si rincorrono e si amplificano. A me interessa, professionalmente parlando, il tema legato alle detrazioni fiscali per gli interventi in edilizia. Ecobonus, sismabonus, superbonus e così via a colpi di Bonus. I media danno per scontato l'aumento delle aliquote di detrazione fiscale dal 50-65%, a seconda della natura degli interventi, fino al 110% (ad un certo punto si vociferava di uno stellare 120%). In pratica, spendo 10.000 € per l'efficientamento del mio immobile e detraggo 11.000 € (o addirittura 12.000 €) in 10 anni (o 5 ?).
Il cittadino migliora la sicurezza ed il comfort della propria abitazione senza sborsare un euro (anticipa questo si, ma poi vediamo fino a che punto).
Gli addetti ai lavori, come me, hanno lavoro. E questo è bene perché fa vivere professionisti ed imprese.
In questo breve articolo voglio però sottolineare alcune criticità ed interrogativi dettate dalla mia esperienza.
Partiamo da una prima considerazione. Al momento siamo ai "si dice" ed alle indiscrezioni. Chissà, alla fine del percorso legislativo, cosa verrà realmente partorito dall'incontro tra il desiderio di fare (o annunciare) e la possibilità economica di mantenere.
Inoltre è ovvio che, dopo le dichiarazioni di intento, sarà necessario mettere mano a decreti attuativi che stabiliscano, tempi, modalità, aggiornamento dei portali ENEA, aliquote per tipologia di lavori, tetti unitari di spesa (perché sicuramente ci saranno). E intanto è passato mezzo 2020. E non è colpa di nessuno, chiaro.
Poi, un'altra considerazione. Si detrae se si è capienti fiscalmente. Se faccio 20.000 € di lavori con detrazione al 110% detraggo 22.000 € (magari in 5 anni). Vuol dire che devo avere una capienza fiscale di almeno 4.400 €/anno. Se non la ho, quei soldi sono persi. Se ho una capienza fiscale di soli 2.000 € in 5 anni posso detrarre solo 10.000 €.
Se invece la detrazione è, come oggi, del 65% in 10 anni allora potrò detrarre 13.000 € in 10 anni ossia 1.300 €/anno. Cosa compatibile con la mia capienza fiscale. E dunque ho detratto una cifra maggiore di 3.500 €.
Inoltre non bisogna essere degli economisti per immaginare quale enorme impegno sarà questa operazione per le casse dello Stato. E' sicuro che, prima o poi, queste mancate entrate le pagheremo tutti. E neanche tanto poi. Basti pensare alla scure di un bell'aumento dell'IVA pronto a mortificare qualunque velleità di rilancio economico sul lungo termine.
E' allora, dite voi? Che dici? Ti dai la zappa sui piedi? Tu che lavori in questo settore sottolinei le difficoltà invece di celarle ed amplificare i benefici?
Beh, non è così. Io credo che le famiglie e le imprese necessitino in Italia di un valore comune ma sempre disatteso: la Stabilità.
Sono oltre 13 anni che mi occupo dell'aspetto tecnico legato agli interventi di efficientamento energetico in ambito residenziale. In questo periodo si sono susseguite manovre annuali, sempre intorno al 30, 31 dicembre di ogni anno (a volte anche dopo) volte a confermare, spesso con variazioni nelle aliquote o nella tipologia, gli interventi detraibili.
I lavori di ristrutturazione di un immobile sono un passo impegnativo per una famiglia non solo dal punto di vista economico ma anche e, a volte soprattutto, nervoso. Non si è pronti alle difficoltà che si dovranno affrontare. I tempi e gli importi di spesa sono spesso (volontariamente) sottostimati (ad arte). Il prestito bancario è difficile da ottenere ed è a stato di avanzamento. Non si sa a chi rivolgersi per essere seriamente "assistiti". Anche perché spesso impegnati in altra attività. E meno male, altrimenti chi li paga i lavori. Se a tutto questo si aggiunge l'ansia di non sapere se le agevolazioni saranno confermate o con quali aliquote (si veda in anni recenti il caso degli infissi e delle caldaie a condensazione, che trascinano con se anche tutto l'impianto termico) ecco che la frittata è fatta.
Ma la cosa più importante è normare seriamente la cessione del credito che consente il cosiddetto "sconto in fattura". E' necessario che le micro e piccole imprese possano cedere questo importo alle proprie banche. Viceversa tutto questo mercato sarà sempre più nelle mani dei cosiddetti colossi che tratterranno nelle loro capienti tasche il "valore aggiunto" di queste attività.
Con buona pace del rilancio economico dell'ossatura produttiva del nostro paese appunto costituita, così si dice, dalle piccolissime realtà produttive.
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