Mi occupo di Domotica! A questa affermazione l'interlocutore mi guarda tra lo spaesato ed il commiserevole. Possibile, sembra pensare, che questo qui campi facendo un mestiere di cui nemmeno ho sentito mai parlare? Dove siamo arrivati!
Beh devo dire che in effetti il mio interlocutore "medio" una parte di ragione ce l'ha. Almeno qui al sud questo mestiere è pochissimo diffuso e molto spesso confuso con quello dell'elettricista che, per definizione, si occupa, nell'immaginario collettivo, di qualunque cosa riguardi l'elettricità.
Se qualcuno di voi, complice l'interesse suscitato dalla diffusione degli assistenti vocali Google Home, Alexa e Siri per citare i più famosi, avesse intenzione di capirci di più allora non deve fare altro che proseguire nella lettura. Proverò a chiarire le cose.
Per capire cosa fa chi si occupa di domotica è necessario ovviamente aver chiaro cosa sia la domotica. La solita definizione ossia che la parola proviene dell'unione dei termini domus (casa) ed informatica secondo me lascia le persone all'oscuro come prima. Al di là del termine bisogna quindi fare qualche esempio pratico.
Per prima cosa è bene precisare che parliamo di impianti. La domotica si occupa di impianti. Così sgombriamo il campo da equivoci.
Le abitazioni di mezzo secolo fa (anche anni 80-90 del secolo scorso) avevano impianti modestissimi.
Vediamo come era fatto l'impianto elettrico:
- se andava bene c'era un unico "salvavita" per tutta la casa
- era presente 1 interruttore per stanza atto a comandare l'unico punto luce centrale (il lampadario)
- le tapparelle motorizzate (oggi comunissime) non esistevano
- zero impianto fotovoltaico (ovviamente)
- le sorgenti luminose più utilizzate erano le lampade ad incandescenza (sai che allegria)
- si iniziavano a diffondere i primi impianti di allarme (costosissimi).
Passiamo all'impianto termico:
Caldaia a combustibili fossili (prima a gasolio poi a GPL o metano), radiatori in ghisa o acciaio. Punto e basta.
L'unico punto di contatto tra i due impianti (che già bastava a scatenare dispute tra elettricista e termoidraulico - vedi qui) era il termostato (non crono) ossia un interruttore che provvedeva a far partire la caldaia quando la temperatura scendeva al di sotto di un certo valore (in realtà era la padrona di casa che quando faceva freddo in funzione di un calcolo costi benefici tra spesa energetica e rischio di prendersi un accidente andava manualmente ad accendere l'impianto di riscaldamento (ruotando la rotella del termostato) 😆.
Nei primi anni 90 Il climatizzatore iniziò ad affacciarsi e con esso un'altra serie di problematiche di comunicazione tra elettricista e termoidraulico. Insomma il benessere termoigrometrico era abbastanza sconosciuto. Tipica la frase di alcuni costruttori delle mie parti: "quando fa freddo, fa freddo, quando fa caldo fa caldo".
Insomma l'abitazione media aveva una dotazione impiantistica abbastanza scarna e lo stesso costo degli impianti non incideva per più del 10 - 20 % sul costo dell'intera abitazione.
All'inizio della terza decade del nuovo millennio la situazione è radicalmente cambiata. I "rapporti di forza" tra parte edile e parte impiantistica sono ormai in una situazione di quasi parità. In molte ristrutturazioni è addirittura la componente impiantistica a pesare maggiormente in termini di costo sull'investimento totale.
Cosa è successo? Vediamo con ordine.
1) la tecnologia elettronica ed informatica ha fatto passi da gigante mettendo a disposizione della comune abitazione componenti prima inimmaginabili. Dalla illuminazione led, in tutte le sue declinazioni di forma (strisce, faretti, barre ad incasso in controsoffitto ed a parete) e cromatiche (luce con varie tonalità di bianco e diversi colori) alle telecamere, dai videocitofoni ai moderni impianti di antintrusione, dalle aperture motorizzate ai piani cottura ad induzione e cosi via;
2) gli impianti di riscaldamento sono diventati impianti di climatizzazione. Le caldaie a gas sono sempre meno ed al loro posto vengono installate pompe di calore elettriche capaci, con bassi consumi, di riscaldare e raffrescare gli ambienti e produrre acqua calda sanitaria;
3) la progressiva "elettrificazione" dei consumi è stata favorita dalla diffusione degli impianti fotovoltaici oggi integrati da sistemi di accumulo a batteria capaci di aumentare sempre più la quota di indipendenza energetica delle famiglie;
4) chi ha una abitazione autonoma e con posto auto ha iniziato a pensare all'acquisto di una automobile elettrica complice la aumentata offerta dei produttori ed una seppur minima tendenza alla discesa dei prezzi;
5) i governi incentivano in varia forma il passaggio all'elettricità, sia attraverso l'imposizione (nelle nuove costruzioni) sia attraverso agevolazioni fiscali o finanziamenti diretti;
6) soprattutto però è mutata la consapevolezza dell'utente. Si comprende che la qualità percepita dell'abitare dipende più dalla dotazione impiantistica che dai pavimenti o dalle porte (che pure sono importanti).
Questa maggiore dotazione impiantistica, esclusivamente di natura elettrica, ha ridato nuova dignità all'impianto elettrico che costituisce "l'autostrada" attraverso cui viene distribuita l'energia elettrica necessaria al funzionamento dell'intera abitazione. L'aumentata potenza necessaria al funzionamento dei vari sottosistemi impiantistici ha determinato la moltiplicazione delle linee elettriche e dei relativi circuiti con un aumento degli spazi necessari e dell'attenzione per la sua progettazione.
E' questa la domotica? No, non ci siamo ancora.
Una abitazione caratterizzata dalla dotazione impiantistica a cui ho accennato sopra è sicuramente:
- moderna e tecnologicamente "al passo con i tempi";
- confortevole da vivere;
- con consumi contenuti specie in rapporto alla qualità di vita assicurata (si può spendere poco anche stando in casa al freddo o al buio). Vedasi la candela a fianco.
Per capire quando si può parlare di domotica bisogna parlare di comunicazione.
La comunicazione caratterizza i sistemi (anche umani) intelligenti.
Per la mia esperienza (mi occupo di domotica dal 2010) la domotica è la tecnologia che consente di far comunicare questi impianti tra di loro e con l’ambiente esterno.
E per farci che?
Beh, per rendere la casa “intelligente”. Cosa è l’intelligenza? Ci sono molte definizioni ma una interessante potrebbe essere che è la “capacità di comprendere gli stimoli e reagire di conseguenza”.
Per capirci facciamo qualche esempio pratico.
Un impianto fotovoltaico funziona benissimo “da solo”. Quando c’è luce solare produce energia elettrica. Questa viene utilizzata per alimentare la lavatrice o l’asciugacapelli. Se non ci sono carichi elettrici in funzione in casa allora questa energia viene ceduta alla rete elettrica nazionale ed in qualche modo remunerata dalla Stato. Ma la remunerazione è meno conveniente che consumare da se l’energia ed allora sarebbe meglio se l’impianto fotovoltaico potesse comunicare alla casa di avere energia elettrica in esubero. E la casa “decidesse”, ad esempio, di accendere la pompa di calore per il riscaldamento del pavimento radiante. Questo ovviamente se in casa non ci sono più di tot gradi, che è un valore stabilito dall’utente o se gli abitanti non sono fuori per una settimana ad esempio per una vacanza.
Un impianto di illuminazione ovviamente funziona benissimo "da solo". È sempre stato così. Ma con la domotica può parlare con l’impianto di antintrusione e sfruttare i sensori di presenza di quest'ultimo per stabilire che in casa non c’è nessuno e dunque che è inutile tenere accesa la luce del salone. O può "comunicare" con la stazione meteo online prescelta ed accendere le luci esterne o del giardino mezz’ora prima dell’orario previsto del tramonto per quella stagione. Ed ovviamente spegnerle mezz’ora dopo l’alba.
Un climatizzatore funziona "da solo". Ovvio. Ho chiamato l’idraulico e me lo ha installato. Con il telecomando decido quando accenderlo e quando spegnerlo. Basta una semplice pressione sul pulsante. Ma se ci pensiamo bene un climatizzatore misura anche la temperatura presente nella stanza. Quindi in ogni stanza in cui c’è un climatizzatore è presente anche un sensore di temperatura. Si può usare questo dato per accendere l’impianto di riscaldamento a radiatori o a pavimento radiante. Ma questo solo se la stazione meteo di cui dicevo prima informa la casa che nel pomeriggio farà freddo! Ecco che tre sistemi diversi, il climatizzatore, l’impianto di riscaldamento e la stazione meteo online si scambiano informazioni e reagiscono a queste in base alle impostazioni definite dall’utente.
Già, perché nei moderni sistemi domotici, è l'abitante della casa che decide quali sistemi impiantistici debbano parlare tra loro e per quale scopo. E' l'utente cioè che definisce le regole di "comportamento" della sua casa ed in questo modo ne mantiene l'assoluto controllo. Queste regole di comportamento definiscono uno Scenario.
La grande novità di questi ultimi anni è proprio questa: l'estrema facilità di utilizzo dei sistemi domotici da parte dell'utente finale. Basta avere con se uno smartphone o un tablet per poter costruire i propri scenari.
Avere le tapparelle di casa che si abbassano tutte insieme alla pressione di un pulsante posto vicino alla porta di ingresso è comodo (perché non costringe a fare il giro della casa) ma non è domotica. Sono tapparelle motorizzate con comando centralizzato.
Avere tapparelle comandate con lo Smartphone a distanza è super comodo perché libera dall'ansia di dover rincasare presto perché si son lasciate alzate prima di uscire. Ma, ancora una volta sono tapparelle "connesse" (connesse ad internet), non domotica.
Avere un sistema che mi avvisa con un messaggio che il tramonto è passato da mezz'ora e che, poiché in casa non c'è nessuno, è il caso di chiudere le tapparelle, quella è domotica.
Un impianto fotovoltaico produce energia elettrica. Un auto elettrica o una pompa di calore, che d'estate deve rinfrescare la casa, consumano energia elettrica. La domotica è la tecnologia che consente la comunicazione tra questi sottosistemi affinché sia l'impianto fotovoltaico a "decidere" quando è il momento migliore per rinfrescare casa anche in assenza dei suoi occupanti perché " a costo zero". Ovviamente stesso ragionamento per la ricarica di un auto elettrica (in questo caso servono degli accumulatori perché nelle ore diurne spesso l'auto è a spasso con il proprietario).
Gli esempi di applicazioni domotiche sono tantissimi ed aumentano sempre di più con la
diffusione di prodotti e servizi creati allo scopo.
I prodotti sono i cosiddetti sistemi "connessi" ossia apparecchi "nativamente" connessi ad internet: termostati, misuratori di energia, comandi per luci, prese comandate e tapparelle, lampade, telecamere, videocitofoni, climatizzatori, TV e così via.
I servizi sono quelli di messaggistica, i geolocalizzatori, le stazioni meteo, gli assistenti vocali, i calendari e le agende elettroniche e tanti che si aggiungono di continuo.
Ora forse posso rispondere alla domanda iniziale: cosa fa uno specialista in domotica.
Progetta, realizza e mette in servizio il sistema che fa parlare tra loro questi prodotti e servizi.
Ovviamente per fare questo deve conoscere bene i prodotti, i servizi ed ovviamente gli impianti che popolano l'abitazione.
Solo da questa conoscenza può nascere una infrastruttura domestica che sia:
- realmente confortevole;
- con bassi costi di gestione;
- al passo con i tempi;
e soprattutto facilmente gestibile da parte dell'utente che, non lo si dimentichi, costituisce il vero ed unico protagonista della propria casa.
Beh devo dire che in effetti il mio interlocutore "medio" una parte di ragione ce l'ha. Almeno qui al sud questo mestiere è pochissimo diffuso e molto spesso confuso con quello dell'elettricista che, per definizione, si occupa, nell'immaginario collettivo, di qualunque cosa riguardi l'elettricità.
Se qualcuno di voi, complice l'interesse suscitato dalla diffusione degli assistenti vocali Google Home, Alexa e Siri per citare i più famosi, avesse intenzione di capirci di più allora non deve fare altro che proseguire nella lettura. Proverò a chiarire le cose.
Per capire cosa fa chi si occupa di domotica è necessario ovviamente aver chiaro cosa sia la domotica. La solita definizione ossia che la parola proviene dell'unione dei termini domus (casa) ed informatica secondo me lascia le persone all'oscuro come prima. Al di là del termine bisogna quindi fare qualche esempio pratico.
Per prima cosa è bene precisare che parliamo di impianti. La domotica si occupa di impianti. Così sgombriamo il campo da equivoci.
Le abitazioni di mezzo secolo fa (anche anni 80-90 del secolo scorso) avevano impianti modestissimi.
Vediamo come era fatto l'impianto elettrico:
- se andava bene c'era un unico "salvavita" per tutta la casa
- era presente 1 interruttore per stanza atto a comandare l'unico punto luce centrale (il lampadario)
- le tapparelle motorizzate (oggi comunissime) non esistevano
- zero impianto fotovoltaico (ovviamente)
- le sorgenti luminose più utilizzate erano le lampade ad incandescenza (sai che allegria)
- si iniziavano a diffondere i primi impianti di allarme (costosissimi).
Passiamo all'impianto termico:
Caldaia a combustibili fossili (prima a gasolio poi a GPL o metano), radiatori in ghisa o acciaio. Punto e basta.
L'unico punto di contatto tra i due impianti (che già bastava a scatenare dispute tra elettricista e termoidraulico - vedi qui) era il termostato (non crono) ossia un interruttore che provvedeva a far partire la caldaia quando la temperatura scendeva al di sotto di un certo valore (in realtà era la padrona di casa che quando faceva freddo in funzione di un calcolo costi benefici tra spesa energetica e rischio di prendersi un accidente andava manualmente ad accendere l'impianto di riscaldamento (ruotando la rotella del termostato) 😆.
Nei primi anni 90 Il climatizzatore iniziò ad affacciarsi e con esso un'altra serie di problematiche di comunicazione tra elettricista e termoidraulico. Insomma il benessere termoigrometrico era abbastanza sconosciuto. Tipica la frase di alcuni costruttori delle mie parti: "quando fa freddo, fa freddo, quando fa caldo fa caldo".
Insomma l'abitazione media aveva una dotazione impiantistica abbastanza scarna e lo stesso costo degli impianti non incideva per più del 10 - 20 % sul costo dell'intera abitazione.
All'inizio della terza decade del nuovo millennio la situazione è radicalmente cambiata. I "rapporti di forza" tra parte edile e parte impiantistica sono ormai in una situazione di quasi parità. In molte ristrutturazioni è addirittura la componente impiantistica a pesare maggiormente in termini di costo sull'investimento totale.
Cosa è successo? Vediamo con ordine.
1) la tecnologia elettronica ed informatica ha fatto passi da gigante mettendo a disposizione della comune abitazione componenti prima inimmaginabili. Dalla illuminazione led, in tutte le sue declinazioni di forma (strisce, faretti, barre ad incasso in controsoffitto ed a parete) e cromatiche (luce con varie tonalità di bianco e diversi colori) alle telecamere, dai videocitofoni ai moderni impianti di antintrusione, dalle aperture motorizzate ai piani cottura ad induzione e cosi via;
2) gli impianti di riscaldamento sono diventati impianti di climatizzazione. Le caldaie a gas sono sempre meno ed al loro posto vengono installate pompe di calore elettriche capaci, con bassi consumi, di riscaldare e raffrescare gli ambienti e produrre acqua calda sanitaria;
3) la progressiva "elettrificazione" dei consumi è stata favorita dalla diffusione degli impianti fotovoltaici oggi integrati da sistemi di accumulo a batteria capaci di aumentare sempre più la quota di indipendenza energetica delle famiglie;
4) chi ha una abitazione autonoma e con posto auto ha iniziato a pensare all'acquisto di una automobile elettrica complice la aumentata offerta dei produttori ed una seppur minima tendenza alla discesa dei prezzi;
5) i governi incentivano in varia forma il passaggio all'elettricità, sia attraverso l'imposizione (nelle nuove costruzioni) sia attraverso agevolazioni fiscali o finanziamenti diretti;
6) soprattutto però è mutata la consapevolezza dell'utente. Si comprende che la qualità percepita dell'abitare dipende più dalla dotazione impiantistica che dai pavimenti o dalle porte (che pure sono importanti).
Questa maggiore dotazione impiantistica, esclusivamente di natura elettrica, ha ridato nuova dignità all'impianto elettrico che costituisce "l'autostrada" attraverso cui viene distribuita l'energia elettrica necessaria al funzionamento dell'intera abitazione. L'aumentata potenza necessaria al funzionamento dei vari sottosistemi impiantistici ha determinato la moltiplicazione delle linee elettriche e dei relativi circuiti con un aumento degli spazi necessari e dell'attenzione per la sua progettazione.
E' questa la domotica? No, non ci siamo ancora.
Una abitazione caratterizzata dalla dotazione impiantistica a cui ho accennato sopra è sicuramente:
- moderna e tecnologicamente "al passo con i tempi";
- confortevole da vivere;
- con consumi contenuti specie in rapporto alla qualità di vita assicurata (si può spendere poco anche stando in casa al freddo o al buio). Vedasi la candela a fianco.
Per capire quando si può parlare di domotica bisogna parlare di comunicazione.
La comunicazione caratterizza i sistemi (anche umani) intelligenti.
Per la mia esperienza (mi occupo di domotica dal 2010) la domotica è la tecnologia che consente di far comunicare questi impianti tra di loro e con l’ambiente esterno.
E per farci che?
Beh, per rendere la casa “intelligente”. Cosa è l’intelligenza? Ci sono molte definizioni ma una interessante potrebbe essere che è la “capacità di comprendere gli stimoli e reagire di conseguenza”.
Per capirci facciamo qualche esempio pratico.
Un impianto fotovoltaico funziona benissimo “da solo”. Quando c’è luce solare produce energia elettrica. Questa viene utilizzata per alimentare la lavatrice o l’asciugacapelli. Se non ci sono carichi elettrici in funzione in casa allora questa energia viene ceduta alla rete elettrica nazionale ed in qualche modo remunerata dalla Stato. Ma la remunerazione è meno conveniente che consumare da se l’energia ed allora sarebbe meglio se l’impianto fotovoltaico potesse comunicare alla casa di avere energia elettrica in esubero. E la casa “decidesse”, ad esempio, di accendere la pompa di calore per il riscaldamento del pavimento radiante. Questo ovviamente se in casa non ci sono più di tot gradi, che è un valore stabilito dall’utente o se gli abitanti non sono fuori per una settimana ad esempio per una vacanza.
Un impianto di illuminazione ovviamente funziona benissimo "da solo". È sempre stato così. Ma con la domotica può parlare con l’impianto di antintrusione e sfruttare i sensori di presenza di quest'ultimo per stabilire che in casa non c’è nessuno e dunque che è inutile tenere accesa la luce del salone. O può "comunicare" con la stazione meteo online prescelta ed accendere le luci esterne o del giardino mezz’ora prima dell’orario previsto del tramonto per quella stagione. Ed ovviamente spegnerle mezz’ora dopo l’alba.
Un climatizzatore funziona "da solo". Ovvio. Ho chiamato l’idraulico e me lo ha installato. Con il telecomando decido quando accenderlo e quando spegnerlo. Basta una semplice pressione sul pulsante. Ma se ci pensiamo bene un climatizzatore misura anche la temperatura presente nella stanza. Quindi in ogni stanza in cui c’è un climatizzatore è presente anche un sensore di temperatura. Si può usare questo dato per accendere l’impianto di riscaldamento a radiatori o a pavimento radiante. Ma questo solo se la stazione meteo di cui dicevo prima informa la casa che nel pomeriggio farà freddo! Ecco che tre sistemi diversi, il climatizzatore, l’impianto di riscaldamento e la stazione meteo online si scambiano informazioni e reagiscono a queste in base alle impostazioni definite dall’utente.
Già, perché nei moderni sistemi domotici, è l'abitante della casa che decide quali sistemi impiantistici debbano parlare tra loro e per quale scopo. E' l'utente cioè che definisce le regole di "comportamento" della sua casa ed in questo modo ne mantiene l'assoluto controllo. Queste regole di comportamento definiscono uno Scenario.
La grande novità di questi ultimi anni è proprio questa: l'estrema facilità di utilizzo dei sistemi domotici da parte dell'utente finale. Basta avere con se uno smartphone o un tablet per poter costruire i propri scenari.
Avere le tapparelle di casa che si abbassano tutte insieme alla pressione di un pulsante posto vicino alla porta di ingresso è comodo (perché non costringe a fare il giro della casa) ma non è domotica. Sono tapparelle motorizzate con comando centralizzato.
Avere tapparelle comandate con lo Smartphone a distanza è super comodo perché libera dall'ansia di dover rincasare presto perché si son lasciate alzate prima di uscire. Ma, ancora una volta sono tapparelle "connesse" (connesse ad internet), non domotica.
Avere un sistema che mi avvisa con un messaggio che il tramonto è passato da mezz'ora e che, poiché in casa non c'è nessuno, è il caso di chiudere le tapparelle, quella è domotica.
Un impianto fotovoltaico produce energia elettrica. Un auto elettrica o una pompa di calore, che d'estate deve rinfrescare la casa, consumano energia elettrica. La domotica è la tecnologia che consente la comunicazione tra questi sottosistemi affinché sia l'impianto fotovoltaico a "decidere" quando è il momento migliore per rinfrescare casa anche in assenza dei suoi occupanti perché " a costo zero". Ovviamente stesso ragionamento per la ricarica di un auto elettrica (in questo caso servono degli accumulatori perché nelle ore diurne spesso l'auto è a spasso con il proprietario).
Gli esempi di applicazioni domotiche sono tantissimi ed aumentano sempre di più con la
diffusione di prodotti e servizi creati allo scopo.
I prodotti sono i cosiddetti sistemi "connessi" ossia apparecchi "nativamente" connessi ad internet: termostati, misuratori di energia, comandi per luci, prese comandate e tapparelle, lampade, telecamere, videocitofoni, climatizzatori, TV e così via.
I servizi sono quelli di messaggistica, i geolocalizzatori, le stazioni meteo, gli assistenti vocali, i calendari e le agende elettroniche e tanti che si aggiungono di continuo.
Ora forse posso rispondere alla domanda iniziale: cosa fa uno specialista in domotica.
Progetta, realizza e mette in servizio il sistema che fa parlare tra loro questi prodotti e servizi.
Ovviamente per fare questo deve conoscere bene i prodotti, i servizi ed ovviamente gli impianti che popolano l'abitazione.
Solo da questa conoscenza può nascere una infrastruttura domestica che sia:
- realmente confortevole;
- con bassi costi di gestione;
- al passo con i tempi;
e soprattutto facilmente gestibile da parte dell'utente che, non lo si dimentichi, costituisce il vero ed unico protagonista della propria casa.
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