Come è noto il cosiddetto Decreto Rilancio, dello scorso mese di maggio, consente di effettuare una serie di lavori finalizzati all'efficientamento energetico della propria abitazione usufruendo, sotto determinate condizioni, della detrazione fiscale, in 5 anni, del 110% delle spese sostenute. La tipologia dei lavori che è possibile effettuare è riportata all'articolo 119. Si ricorda che il decreto deve essere convertito in legge entro la metà del mese di Luglio.
Il successivo articolo 121 precisa che questo credito fiscale può essere ceduto all'impresa che realizza gli interventi (sconto in fattura) oppure ad altri soggetti ad esempio bancari o assicurativi (cessione del credito).
Supponiamo che la famiglia Rossi possieda una abitazione indipendente, in classe energetica E, nel sud italia (il cognome Rossi nel sud Italia non è molto comune, ma qualcuno ce ne sarà!) e che decida di:
a) sostituire la caldaia con una pompa di calore idronica anche per la produzione di acqua calda sanitaria: 10.000 €
b) installare un impianto fotovoltaico da 5 kW: 10.000 €
Il totale dei lavori ammonta a 20.000 € incluso iva.
L'intervento a) consente di accedere al superbonus del 110% e trascina a questa aliquota anche il fotovoltaico. Supponiamo che i 2 interventi insieme consentano il salto di 2 classi energetiche richiesto dal decreto.
I signori Rossi hanno diritto alla detrazione fiscale di 22.000 € in 5 anni ossia di circa 4.400 € all'anno. In famiglia lavora solo la signora (colpo di scena!) che ha una capienza Irpef di 7.000 €/anno.
Vediamo i possibili scenari:
1) I lavori vengono eseguiti e pagati regolarmente dai signori Rossi. La burocrazia è ridotta allo stretto indispensabile (sempre per gli standard italiani, si intende). La signora è dipendente. A luglio si ritrova in busta paga, per 5 anni, 4.400 € in più. I signori si godono da subito i risparmi di energia garantiti dal loro nuovo "assetto impiantistico".
2) I signori Rossi non hanno liquidità a disposizione. Accedono ad un prestito dedicato a questi interventi di risparmio energetico o ristrutturazione edilizia. L'importo della rata per 60 mesi è di 380 €/mese ossia circa 4.560 €/anno.
In pratica i signori Rossi non anticipano niente e per i prossimi 5 anni compensano quasi completamente la rata alla finanziaria con i proventi della detrazione fiscale. Ovviamente la famiglia beneficerà da subito anche dei risparmi derivanti dall'assenza della bolletta del gas metano. Il vantaggio economico sarà quindi immediatamente percepito e goduto (con un flusso netto di cassa positivo).
Sia nel caso 1 che nel 2 i lavori possono iniziare subito (ovviamente dopo la conversione in legge del decreto) e terminare in circa 30 giorni.
3) la famiglia decide di chiedere lo sconto in fattura o di optare per la cessione del credito. Questa è l'opzione al momento più "richiesta" da parte degli interessati. Vediamo però gli ostacoli a questa soluzione.
1) Aumento del carico burocratico
Il Decreto Rilancio stabilisce al comma 11 dell'articolo 119 che "ai fini dell'opzione per la cessione o per lo sconto...., il contribuente richiede il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione di imposta..."
Inoltre, sempre in caso di sconto o cessione del credito, il comma 12 prevede che i tecnici abilitati asseverano il rispetto dei requisiti tecnici e della congruità delle spese sostenute per la realizzazione degli interventi (le modalità sono da chiarire).
Queste attività ovviamente hanno un costo ed una certa complessità.
2) Difficoltà nel trovare imprese in grado di accordare lo sconto in fattura
I lavori in edilizia consentono quasi sempre l'applicazione per le imprese di aliquote iva agevolate verso i clienti:
- 4% per i lavori sulle prime case;
- 10% per alcune tipologie di lavori (come il fotovoltaico) sempre e per moltissimi lavori di manutenzione straordinaria o ristrutturazione.
- 0% per i lavori di imprese appaltatrici verso imprese appaltanti.
Ma i materiali vengono sempre acquistati dalle ditte con aliquota IVA al 22%. Inoltre quando un'impresa riceve un bonifico per lavori eseguiti in Bonus Casa o Ecobonus subisce una trattenuta su questo del 8%.
Tutto ciò ha determinato negli anni una carenza di liquidità cronica delle imprese ed un abbondante credito iva che viene già utilizzato comunemente.
L'unica possibilità che hanno le imprese di concedere lo sconto in fattura è di trovare un soggetto terzo finanziatore che lo accetti.
Già, ma dove?
Al momento sono in corso contatti, incontri, seminari on line ma nessun ente è già disponibile ad operare (se qualcuno ha informazioni diverse può segnalarlo).
3) Difficoltà per i cittadini a cedere il credito
Quanto sopra affermato può essere "tastato con mano" da chiunque sia interessato semplicemente recandosi presso la propria banca per informarsi sulla possibilità di cedere il credito. Provare per credere!
A proposito se qualcuno ha un'esperienza diversa e concreta può riportarlo sui commenti si Facebook.
Ovviamente questa è la situazione al 21 giugno 2020.
Tutto fermo?
Assolutamente no. Se parliamo con amici e conoscenti troveremo qualcuno che conosce qualcuno pronto ad accettare il credito o a concedere lo sconto in fattura. Si tratta dei cacciatori di contratti.
I cacciatori di contratti.
Si tratta di figure, non necessariamente tecniche, che adeguatamente formate dalle società mandanti (di solito di tipo principalmente commerciale) e dotate di modulistica e contrattualistica raffinate setacciano il territorio alla ricerca della "firma". In pratica si propone al cliente la realizzazione di interventi a costo zero, al verificarsi di una serie di condizioni al momento non presenti. In pratica si tratta di ipotecare situazioni future.
Ovviamente chi firma si lega a doppio filo a queste società.
Spesso i contratti possono contenere la clausola della rivendibilità degli stessi a terzi (la domanda nasce spontanea: chi si ritroverà in casa la famiglia Rossi?).
In questo caso si potrà generare un mercato legato alla vendita di pacchetti di contratti. Da utilizzarsi al concretizzarsi di opportune condizioni.
Ed il cittadino?
Inutile sottolineare che solo le soluzioni 1 e 2 garantiscono, al momento, la reale realizzazione di interventi di miglioramento energetico della abitazione.
I "movimenti" di mercato relativi allo sconto in fattura ed alla cessione del credito sono allo stato attuale finalizzati più alla raccolta di "opzioni" per la realizzazione delle opere senza entrare nel merito dei relativi aspetti tecnici.
Il futuro come sarà?
Difficile fare previsioni. Probabilmente i "grandi lavori" ad esempio a servizio di condomini o supercondomini, diciamo con importi dal milione di euro in su, saranno effettivamente realizzati con meccanismi riferibili allo sconto in fattura o alla cessione del credito grazie all'intervento di grosse società dell'energia o finanziarie.
I piccoli interventi, come quello della famiglia Rossi, potranno beneficiare di queste opportunità solo se le banche saranno effettivamente parte attiva e propositiva di questo processo sia verso i loro clienti privati che aziendali.
Da subito approfitteranno del 110% coloro i quali hanno capienza fiscale in relazione agli interventi da effettuare e decideranno di attivare i cantieri con mezzi propri o mediante finanziamento.
D'altra parte si tratta comunque di opportunità più uniche che rare!
Una cosa è certa. Da dopo l'estate è necessario che chi è realmente interessato a riqualificare la propria abitazione dal punto di vista energetico si dia una mossa, se ne ha la possibilità.
Perché i tempi sono stretti e la disponibilità economica, come ci ricorda il comma 16 dell'articolo 119, non è infinita. Anzi.
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