lunedì 28 dicembre 2020

Il latte versato (non quello sardo per strada ma quello sugli impianti).

Pronto, ciao Nicola. Disturbo? Figurati ma scherzi? Dimmi tutto!
Di solito inizia così.
Poi dopo, "senti ho fatto una modifica al mio impianto e devo fare la detrazione fiscale del 65%. Puoi assistermi per i documenti?"
Ok, nessun problema dico. Di che si tratta? 
Beh, ora basta con la simulazione della chiacchierata ed ai fini di questo articolo procedo in terza persona.
Il post è non è brevissimo e dunque se ne avete tempo e voglia mettetevi comodi o rinviate la lettura ad un momento più tranquillo.
In pratica il mio cliente ha un problema di manutenzione al suo impianto termico. Il manutentore intervenuto per risolverlo gli propone una modifica sostanziale che prevede oltre allo spostamento del generatore di calore anche l'installazione di un impianto solare termico. "Questo impianto", dice il tecnico, "produrrà non solo l'acqua calda sanitaria ma darà anche una bella mano al riscaldamento della sua casa e dunque spenderà meno". "Certo", continua il manutentore, "questo impianto le costerà non poco ma lei potrà recuperare velocemente l'investimento grazie all' Ecobonus che potrà ottenere grazie ad un ingegnere di sua fiducia."
E quindi ecco la telefonata al sottoscritto (almeno sono di fiducia). Il giorno convenuto mi reco in cantiere durante il lavoro per capire se sussistono le condizioni per l'ottenimento del contributo statale per questo tipo di lavori.
Trovo gli installatori al lavoro e visiono le operazioni anche perché ai fini dell'ottenimento dell'ecobonus (che bella parola Ecobonus) è necessario il mio asseveramento sulla corretta esecuzione delle opere.
Approfittando di una pausa sottopongo al manutentore la lista delle mie richieste cartacee: certificazioni di prodotto e di impianto, garanzie ecc.
Lo sguardo che segue è a metà tra lo sgomento e l'interrogativo. "Le farò sapere" mi dice in modo molto gentile e torna alle sue attività.
Prima di andare verifico il sistema in realizzazione ne prendo nota e saluto.
Il mio amico cliente non era presente durante il mio sopralluogo perché impegnato al lavoro (li dovrà pure guadagnare i soldi - tanti per pagare il manutentore ed il sottoscritto - pochi).
Due sere dopo il cliente mi telefona e mi chiede se sono stato in cantiere. Si gli rispondo, ho anche lasciato al manutentore un documento che riporta quanto mi necessita per procedere con la pratica per la detrazione.
Però aggiungo "ho bisogno di parlarti anche del lavoro che stai facendo".
Tre giorni dopo, a lavori ormai finiti (il tempo è tiranno ed il mio cliente è sempre di corsa) riusciamo a vederci.
Intanto i documenti non sono ancora pervenuti!
A questo punto e con molto tatto inizio a descrivere i tre punti tecnici che nell'impianto in modifica proprio non mi quadrano. Uso la massima precisione e dovizia di particolari di cui sono capace. Qui non li descriverò perché non è questo l'obiettivo di questo post (e vi voglio anche lasciare con la suspence).
Il mio cliente è una persona molto intelligente (anche se gli impianti non sono il suo mestiere) e capisce subito tutto. In sintesi:
a) l'impianto non darà in nessun modo alcuno dei due miglioramenti auspicati;
b) persino la detrazione fiscale del 65% è messa in forse (e quindi anche il mio piccolo onorario).
Non so come andrà a finire ma possiamo già trarre alcune conclusioni:
1) dal professionista si può/deve andare non solo per l'aspetto documentale (forma) ma anche per discutere dell'impianto stesso (sostanza);
2) dal professionista ci si reca prima e non dopo (il latte versato)
Alla prossima.

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